Prima parte dell'intervista realizzata dal gruppo Numidio a Luigi Relé.
Luigi Relé, alter ego e anima artistica di Luigi Romagnoli, classe 1957, impiegato all’INPS, sindacalista in una delle principali organizzazioni del sindacalismo di base, è autore di canzoni da quando aveva sedici anni ed ha in preparazione il suo primo disco da solista, dopo una precedente esperienza in una rock band sindacale. Lo abbiamo raggiunto e intervistato in questa calda estate romana.
NUMIDIO – Ciao Luigi, innanzitutto ti chiediamo di raccontarci quando è cominciato il tuo percorso artistico.
RELE' – Scrivo canzoni da quando avevo sedici anni, iniziai con la chitarra che mia sorella maggiore mi regalò per il compleanno. La mia prima composizione s’intitolava “Il Ghetto”, parlava di un ragazzo che viveva con la sua comunità in modo emarginato dal resto della società, in un ghetto, appunto. I temi sociali mi hanno sempre appassionato, fin da quand’ero ragazzo.
NUMIDIO - Di che periodo stiamo parlando?
RELE' - Erano gli anni settanta del secolo scorso, si cresceva con la voglia di cambiare il mondo e le scelte giovanili erano in maggioranza radicali: eri di destra o di sinistra, non c’erano mezze misure. Io mi ritrovai in modo naturale e convinto a sinistra, orgoglioso della mia estrazione proletaria. Tuttavia la mia radicalità politica era mitigata da un altrettanto convinto pacifismo, che ha influito nelle mie scelte, ad esempio in quella di rifiutare il servizio militare.
NUMIDIO - Cos'hai fatto per cominciare a fare musica?
RELE' - A vent’anni inviai come tanti dei demo (provini) alle case discografiche e la RCA mi rispose chiedendomi altro materiale. Siccome non avevo i soldi per registrare altri pezzi lasciai perdere. Ecco, questa fu la mia prima occasione per tentare di costruire in modo professionale il mio percorso artistico. Con gli anni mi sono detto che probabilmente quella dei soldi era solo una scusa con me stesso, ero io a non credere per primo nelle mie possibilità. La cosa si è ripetuta mentre frequentavo l’Università “La Sapienza” di Roma, alla Facoltà di Lettere e Filosofia, indirizzo Storia del teatro e dello spettacolo. Anche lì mi capitò un’opportunità che avrei dovuto cogliere e che invece lasciai andare, comportandomi come chi non comprende i regali che ti fa la vita. Renzo Rossellini, il figlio del grande regista del neorealismo Roberto, venne all’Università per un seminario e lanciò l’idea di un corso di cinema presso gli stabilimenti della Gaumont Italia, la casa di produzione e distribuzione di cui era in quel periodo presidente. Mi segnai al corso con entusiasmo, ma dopo i primi incontri abbandonai. Non mi piaceva il modo in cui la maggior parte dei colleghi universitari cercava di mettersi in luce per poter eccellere sugli altri, in un clima di aperta competizione. Probabilmente il mio carattere non era adatto a quel contesto oppure non ero così determinato nel seguire un percorso artistico, che richiede tanta forza di volontà.
NUMIDIO - Che cosa è successo dopo?
RELE' - Non ho mai abbandonato la scrittura e la musica. Più di un decennio fa insieme ad altri musicisti, ai quali mi univa la comune militanza nella stessa organizzazione sindacale, mettemmo su una rock band e pubblicammo un disco – “Autunno caldo” – tuttavia il gruppo si sciolse ancora prima dell’uscita del disco, per quelle incomprensioni artistiche che si scatenano spesso tra musicisti non professionisti.
NUMIDIO - Oggi che cosa succede?
RELE' - Oggi ci riprovo da solo, con la collaborazione di alcuni amici musicisti. Ho tanta voglia di far ascoltare le mie canzoni.