9 Novembre 2017

Pubblicato il Pubblicato in Diario di Bordo

Molti lavoratori ritengono che lo sciopero sia ormai uno strumento di lotta obsoleto ed inutile, che non produce risultati e fa solo perdere soldi, per questo chiedono ai sindacati strumenti alternativi di protesta.

In genere è una scusa per non scioperare, come quella di chi afferma che una giornata di sciopero sia troppo poca e che si dovrebbe scioperare  almeno per un mese per ottenere risultati, o quegli altri che invocano la rivoluzione e poi non sono disponibili a partecipare neanche ad un presidio autorizzato dalla Questura.

Tuttavia ci sono anche lavoratori che in buona fede pensano davvero che lo sciopero non serva più a niente. Sono quelli ormai rassegnati ad una condizione di subalternità e d’impotenza, convinti che l’andamento degli eventi non sia modificabile. Hanno interiorizzato la sconfitta, arrivando addirittura a giustificare le politiche di contenimento della spesa sociale e delle retribuzioni in nome di una crisi della quale si sentono in qualche modo corresponsabili. Sono i risultati prodotti da un’informazione al servizio del capitale e dei padroni, che quotidianamente tenta d’indirizzare la cosiddetta opinione pubblica, mentre una colpevole politica concertativa attuata dalle maggiori confederazioni sindacali ha annientato le coscienze dei lavoratori.

E se provassimo a capovolgere il paradigma? Lo sciopero non è inefficace di per sé, ma lo diventa quando è scarsamente partecipato, altrimenti non si spiegherebbe l’accanimento che c’è nel volerlo limitare per legge. Nei trasporti, dove gli effetti di una serrata sono immediati, il governo sta studiando i mezzi per impedire al sindacalismo conflittuale di proclamare lo sciopero, arrivando ad ipotizzare l’allungamento degli intervalli tra una protesta e l’altra o norme che riconoscano valida la proclamazione solo se a farla sono sindacati che rappresentino complessivamente la maggioranza dei lavoratori del settore interessato dallo sciopero. Stanno scippando un diritto costituzionalmente riconosciuto e ancora ci si interroga se lo sciopero sia uno strumento di protesta utile o no?

Difendiamo quella che ancora oggi è la massima espressione del conflitto sindacale e per farlo, per dire no alle politiche antisociali, per imporre la cancellazione del Jobs Act, della Riforma Fornero, della Buona Scuola, per rivendicare dignità e un contratto per i lavoratori pubblici che tenga almeno conto dell’inflazione maturata negli anni di blocco della contrattazione, per chiedere di ridurre le spese per armamenti e di aumentare quelle per i servizi sociali, domani parteciperò in modo convinto allo sciopero generale proclamato da USB-COBAS-UNICOBAS.

Sono esercizi di dignità, che fanno bene al corpo e danno maggiore energia, quella che, purtroppo, in tanti lavoratori hanno perso. Non è tardi per recuperare.