Che importa chi sia Irene e se il racconto della sua vita sia vero o inventato. Ho lasciato dei graffi sul muro, per non graffiarti l’anima. Ho messo il vestito dei giorni migliori, ancora con l’etichetta attaccata al polsino. Verranno a prendermi tra qualche minuto e avranno lance da ficcarmi nel costato come un San Sebastiano, ma non proverò dolore perché tanto ne ho già provato. E’ stato un incontro casuale in un bar a farci ritrovare. Ho guardato il tuo volto, segnato dalle ferite della vita, ma con intatta quell’espressione da fanciulla. Siamo rimasti così, a guardarci per ore ed ore, senza parlare, che tanto a noi non servono parole ma sguardi sinceri per penetrarci l’anima.